“Altissimo glorioso Dio, illumina le tenebre del cuore mio. Dammi fede retta, speranza certa e carità perfetta, sapienza e conoscenza. Signore, che io faccia la tua santa e verace volontà. Amen” . Con questa preghiera di San Francesco mercoledì 20 i nostri Giovanissimi di AC hanno vissuto un’altra tappa dell’estate di spiritualità nelle nostre montagne abruzzesi, accompagnati dal parroco. Il cammino è iniziato appunto con il racconto della vita di San Francesco e della sua fatica iniziale nella ricerca della via della gioia. Nella preghiera si citano le “tenebre del mio cuore” a significare la necessaria Grazia di Dio per non fermarsi dinanzi alle difficoltà e le incertezze. Tutti siamo chiamati a realizzarci nella vita, ma tutti abbiamo bisogno di alzare lo sguardo per accorgerci della luce che ci raggiunge. L’obiettivo dell’uscita era raggiungere le Cascate di San Giovanni partendo da Bocca di Valle (Guardiagrele) per chiudere poi l’anello raggiungendo la Piana delle Mele. Il tempo e la luce meravigliosi della giornata, la carica di energia dei giovani e l’esperienza di alcuni amici del CAI di Vasto hanno costituito un cocktail di gioia indescrivibile. Le foto riescono a rendere solo in minima parte il clima di condivisione che si crea quando si condivide un cammino di salite, attraversamenti di ruscelli, terreni irregolari e ricchi di sorprendenti profumi e panorami. Giunti alle cascate con il maestoso salto di 35 metri d’acqua, il parroco ha voluto far accomodare i ragazzi per un momento di riflessione sul Cantico delle creature ricordando loro che il poema viene dettato dal Santo proprio nell’ultima stagione della sua vita, quando aveva ormai perso l’uso della vista. Nella fatica del corpo, Francesco incoraggia tutto il creato a fare dell’esistenza una lode al “bon Signore” che merita “onne benedictione”. Dopo un breve commento i giovani si sono scelti un angolo del parco per riflettere in silenzio avvolti dal fragore delle acque e dalla freschezza del vento sollevato dalla cascata. Conclusa la meditazione, arrivati alla Piana delle Mele e consumato il pranzo il gruppo ha vissuto un fecondo momento di condivisione sulle scoperte dell’escursione seguendo due filoni di domande: “Cosa mi sta insegnando la montagna? Come mi parla la natura alla luce del Cantico di Francesco?”. Fra i tanti interventi che sottolineavano il necessario rispetto del creato e la inevitabile pace che proviene nel sentirsi avvolti dalla bellezza, un giovane risponde: “mi ha colpito il fatto che il cantico viene formulato proprio nella fase di cecità…mi ha fatto pensare come tante volte non riusciamo ad apprezzare le cose, se non quando non le vediamo più come prima. Forse nella fede tutto si riconquista come memoria di benedizione”. Come inizio di estate non c’è che dire: tutta Grazia! Molto c’è ancora da imparare alla scuola dei santi che sempre hanno saputo leggere il creato come libro d’amore di Dio.
Lasciamo come spunto di meditazione qui di seguito il testo di San Francesco:
Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.
Ad te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate sole,
lo qual’è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle:
in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le tue creature dài sustentamento.
Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore
et sostengo infirmitate et tribulatione.
Beati quelli ke ‘l sosterrano in pace,
ka da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no ‘l farrà male.
Laudate e benedicete mi’ Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.