CON-TATTO D’AMORE

CON-TATTO D’AMORE

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C’è stato un tocco speciale in questa domenica a S. Maria Maggiore visto che alla celebrazione delle ore 10:15, con i bambini e i ragazzi, durante l’omelia è arrivato un giovane “lebbroso”, coperto “fino al labbro superiore” come ricordava il Libro del Levitico mentre segnalava la sua presenza con una campanella. Il Parroco ha sottolineato l’attualità di questa malattia che simboleggia da una parte “quelle ferite che nascondiamo a noi stessi e di cui ci vergogniamo e dall’altra il dramma della solitudine di cui tutti soffriamo”: Il lebbroso infatti doveva girare coperto, soffocando la sua bruttezza, e stare da solo lontano da tutti . Nell’incontro tra Gesù e questo malato è sintetizzato però il coraggio che tutti dobbiamo trovare nel mostrare le nostre piaghe a Colui che non ci condanna e non ha paura di toccarci, di manifestare un “contatto con-tatto”; il Nazareno non ha infatti prima formulato una preghiera e poi toccato ma, al contrario, ha vissuto la compassione toccando quell’uomo quando ancora era impuro, piagato, ferito: lo tocca nella sua fragilità e attraverso quella vicinanza lo guarisce! Dal lebbroso, dunque, possiamo imparare il coraggio di aprire il cuore, il nostro lato oscuro, a Gesù senza paura; da Gesù possiamo apprendere invece la nobile arte di avvicinarci con gentilezza a quanti spesso sono emarginati e soli. Per richiamare il messaggio domenicale, alla fine della S. Messa, il parroco e i ministranti si sono recati in fondo alla chiesa per salutare i fedeli con una stretta di mano, un tocco che voleva esprimere la vicinanza e la potenza espressiva del contatto (fatto con tatto) che può veicolare la Grazia di Cristo.

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