A Messa, domenica si è fatta sentire ancora una nota, il DO per ricordare una parola chiave che sintetizzasse il messaggio della Quinta di Quaresima: il DONO.
Il pentagramma, occupato ormai dalle note del percorso, attende l’Osanna della domenica delle Palme e l’Alleluia pasquale proprio per mettere insieme tutte le voci. Intanto però i bambini e i ragazzi sono stati invitati a seguire la logica del seme che cade a terra per morire e moltiplicarsi, perché solo morendo a se stessi, donandosi, si vince la solitudine. Il chicco di grano non rimane solo a condizione che si perda nell’amore, accettando la fatica (e la gioia) dell’essere e non del semplice apparire. Se qualcuno si concentra sul proprio “io” e si convince di essere l’inizio e il compimento di ogni cosa, non può che giungere all’amara conclusione di rimanere da solo: “potrà anche costruirsi un bellissimo piedistallo, ma lì in alto non potrà che trovarsi da solo”. Gesù si lascia vedere attraverso il dono di sé fino alla Croce e ancora oggi la domanda “vogliamo vedere Gesù” trova una risposta nei credenti. Chi sa amare, chi sa donarsi fa davvero vedere Gesù. Al termine dell’omelia è stata letta la preghiera: “Signore Gesù, la morte ci spaventa perché ha il sapore della fine e della sconfitta. Tu, però, ci inviti a guardare il seme, che morendo prende vita e dona i suoi frutti. Insegnaci a pregare con costanza nella certezza che donarsi non è mai un fallimento. Come il seme del Vangelo siamo invitati a cadere nella terra, a morire al nostro orgoglio ed egoismo e metterci al servizio dei nostri fratelli”.