AL POZZO DI SICAR PER UN PO’ DI RISTORO

AL POZZO DI SICAR PER UN PO’ DI RISTORO

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Il viaggio dalle ceneri alla vita, nella terza domenica di Quaresima, ha fatto tappa al pozzo di Sicar. Ad attendere i fedeli vi erano Gesù con la Samaritana… la sete di Dio e la sete dell’uomo. Ai piedi della cartina che indicava la terra di Samaria è stata collocata infatti una BORRACCIA, segno di quell’acqua necessaria per il cammino nel deserto della vita, quell’acqua da ricevere da Gesù sorgente della Vita. Don Domenico ha ricordato che la scena del Vangelo rimanda a quella della Croce in cui lo stesso Nazareno griderà: “Ho sete”, mostrando la sua povertà e il suo farsi accanto agli assetati di ogni tempo. A Sicar, però, Gesù sa scavare nel pozzo della vita della donna per far emergere il bisogno più profondo di amore, visto che la Samaritana ha avuto cinque mariti e stava con un uomo che non era suo marito, sei uomini, sei tentativi di gioia; “ma c’era bisogno di incontrare quel SETTIMO, quello definitivo che è Gesù (il sette è numero perfetto nelle Bibbia), Colui che è sposo dell’anima nostra e ricevere così quell’ACQUA VIVA che disseta il cuore!” A quel punto è possibile lasciarsi raccontare in un modo nuovo la propria vita, come accade con quella donna che si accorge che nell’ora più calda del giorno, quando sperava di non incontrare nessuno, qualcuno la stava aspettando, qualcuno che “non si vergognava della sua vergogna” e che avrebbe restituito dignità alla sua storia, parlando in confidenza, cuore a cuore: “Sono io che parlo con te”.
Il Parroco alla fine dell’omelia ha augurato a tutti di imparare dai samaritani che, ospitando Gesù nella loro cittadina, hanno ascoltato in profondità la sua Parola fino ad esprimere la loro professione di fede: “noi stessi ABBIAMO UDITO e sappiamo che questi è veramente il Salvatore del mondo”.

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